La Città d’acqua
Mestre è a tutti gli effetti una città d’acqua, con un porto industriale e commerciale. Ma il rapporto con l’acqua si esplica prevalentemente attraverso la presenza di piccoli e grandi fiumi, canali industriali e salmastri, la laguna su cui si affaccia e il mare Adriatico a cui è collegata con tre bocche di porto.
La città si estende lungo la gronda lagunare per oltre 10 km con accessi diretti a sud nei pressi di Fusina, nel porto industriale di Marghera e, più a nord, a San Giuliano e Tessera. Attraverso la laguna si ha accesso, per le tre bocche di porto (San Nicolò, Alberoni, Chioggia), al mare e ai 117 km di litorale di spiaggia sabbiosa affacciato sull’Adriatico.
Il porto industriale e commerciale, uno dei più estesi del Mediterraneo, è percorso da oltre 20 km di canali, il primo dei quali è stato scavato allinizio del 1900.
A pochi chilometri dalla città, scorrono grandi fiumi come il Sile, il Piave, l’Adige e il Brenta, il cui corso fu deviato ai tempi della Serenissima e che incidono sugli habitat lagunari e dell’area metropolitana. Più urbani, invece, sono i minori Osellino, Marzenego, Dese e Zero.
Mestre e Venezia
Non è possibile parlare di Mestre senza un accenno a Venezia, la città antica alla quale è legata da secoli da un rapporto simbiotico e “inevitabile”. Oltre che costituire dal 1926 un’unica realtà amministrativa, Mestre e Venezia sono di fatto una città unica, la cui comprensione non è però affatto scontata.
Il Ponte della Libertà è il simbolo di questa contraddizione, insieme metafora di unione e separazione. Dal ponte si ha un’idea piuttosto chiara di come lo specchio d’acqua lagunare che divide a metà sia un vero e proprio centro trafficato di imbarcazioni, treni, automobili e aerei. Il ponte è costituito da tre sezioni parallele: la prima, ferroviaria, costruita su progetto di Tommaso Meduna tra il 1841 e il 1846; la seconda, stradale, costruita su progetto di Eugenio Miozzi tra il 1931 e il 1933; la terza, risalente alla metà degli anni Settanta, è il raddoppio dei binari ferroviari.
A metà del ponte una stele e due cannoni ricordano lincurrezinne antiaustriaca del 1848.
La Storia
Secondo una leggenda, le origini di Mestre sarebbero strettamente legate a quelle dei veneti e risalirebbero dunque ad Antenore, fondatore di Padova dopo la fuga da Troia. Al suo seguito ci sarebbe stato un valoroso guerriero chiamato Mesthle, figlio di Pilemene, re di Paflagonia, che si stabili invece in una località boscosa fronteggiante la laguna, la mitica Selva Fetontea, dove fondò una città che, dal proprio nome, chiamò Mestre. Il toponimo è quindi di derivazione oscura, ma di probabile origine paleoveneta.
La colonizzazione paleoveneta prima e romana poi non sembrano aver prodotto in questa zona rurale insediamenti urbani, anche se è stata elaborata un’ipotesi secondo la quale sarebbe esistito un oppidum, cioè una località fortificata romana, distrutta da Attila e sulle cui rovine sarebbe poi sorto il primo castello medievale.
IL CASTELLO DI MESTRE
Il primo castello di Mestre fu eretto nell XI secolo dai Vescovi di Treviso ad occidente del borgo di San Lorenzo, all’incirca nell’area dell’ex ospedale Umberto I e rimase in funzione fino a circa metà del 400. Dopo la conquista veneziana il 29 settembre 1337, le nuove necessità strategiche spinsero a realizzare una nuova e più ampia fortezza. Il nuovo castello comprendeva in complesso undici torri (ma forse addirittura quindici o diciassette), con tre porte: la Porta Altino o dei Molini ad est, la Porta Belfredo ad ovest e la Porta di Borgo o della Loza (‘della loggia”) a sud. Queste porte erano anche dette torri daziarie, poiché qui si riscuotevano i dazi sui commerci. La pianta era a forma di scudo ed il perimetro misurava più di un chilometro. Al centro si ergeva il Mastio, dove in seguito venne realizzata la Provvederia. Di fronte si trovava il Palazzo del Capitano, dove risiedeva il rettore veneziano, con titolo di Podestà e Capitano. Il tutto era circondato da un fossato, alimentato con le acque del Marzenego. Nel Settecento, ormai gravemente indebolite e rese inutili dalle nuove tecniche belliche, le mura del castello furono demolite: di esse restarono solo la Torre dell’Orologio (lantica Porta di Borgo) e la gemella Torre Belfredo, abbattuta nel XIX secolo.
I Forti
Tra Ottocento e Novecento, francesi, austriaci e italiani edificarono a Mestre diverse fortificazioni che, analizzate in un insieme unico con quelle edificate dalla Serenissima in laguna, formarono un’articolata cerniera difensiva. In terraferma si edificò un vero e proprio “campo trincerato”. Nei manuali di ingegneria militare ottocenteschi, con “campo trincerato” si definisce una serie di fortificazioni permanenti disposte attorno a un nucleo. Nel piano difensivo dell’esercito italiano di fine Ottocento Mestre era una piazza fondamentale poiché impediva eventuali marce verso l’interno del paese da parte di possibili invasori provenienti da Oriente. Il piano si sostanziava in diversi forti che si integrassero con quelli già esistenti. In totale i forti che compongono il campo trincerato di Mestre sono dodici. Da nord verso sud: Forte Pepe, Forte Cosenz, Forte Rossarol, Forte Mezzacapo, Forte Carpenedo, Forte Bazzera, Forte Gazzera, Forte Sirtori, Forte Marghera, Forte Manin, Forte Tron, Forte Poerio.
Le Ville e i Mulini
Sono oltre 40 le ville antiche e 6 i mulini presenti nel territorio di Mestre, testimonianza e memoria di un rapporto importante e intenso tra città e attività agricole, di una vita sociale ed economica strettamente legata alla natura, alle acque, nonché dell’attenzione e dell’amore secolare della Serenissima per la Terraferma: Villa Erizzo, Villa Querini, Villa Zajotti, Villa Draghi, Villa Malvolti, Villa Bragadin, Villa Pezzana e tante altre già descritte mirabilmente da Carlo Goldoni, che verso la fine del Settecento definiva Mestre come una piccola Versailles. Molte le ville abbattute e demolite, come ad esempio Villa Gradenigo nel 1806, che sorgeva ove oggi si trova la caserma Matter, e Villa Zen ai Quattro Cantoni, demolita nel 1818.
Parchi e Giardini
Mestre è diventata una delle aree urbane più verdi d’ltalia e oggi presenta un ricco sistema di parchi e giardini collegati tra loro da una rete di piste ciclabili in continuo sviluppo. Il Parco Europa a San Giuliano e il Bosco Urbano a nordest della città rappresentano due fiori all’occhiello e due primati per qualità dell’intervento e per estensione. Il Parco Albanese (Bissuola), il Parco Piraghetto, il Parco Catene, le aree verdi e naturalistiche in cui sono inseriti molti dei forti del campo trincerato sono altri luoghi degni di nota.