Il Corteo Storico
il corteo storico vuole rappresentare il periodo del 1300, un secolo di fonte fermento. Le grandi sciagure (tra cui la peste nera, che attraverso i trafie maritimi si diffonde il tutta l'Europa) contribuiscono al profondo rinnovamento della società, cosi come gli usi e i costumi. Passata
l'epidemia anche il costume muta il suo carattere: si arricchisce di movimento e scioltezza come se prendesse coscienza delle forme del corpo che riscopre.
L’abbigliamento trecentesco si impone di esaltare e slanciare la figura, l’abito femminile sottolinea l’armonia del corpo, e il costume maschile va incontro a un grande rinnovamento: la parte superiore diventa sempre più corta,quella inferiore sempre più attillata. In questo secolo si può dire che vi è una vera e propria moda giovanile che si differenzia notevolmente da quella
seguita dagli uomini anziani; si continua a usare abiti tradizionali come il gabbano (una specie di ampio cappotto), il barilotto (mantello allacciato sul davanti) la pellanda (ampia veste aperta sul davanti e sui lati a maniche lunghe e larghe con cappuccio) e il mantello.
Si indossa il farsetto, abbinato a una gonnella a lunghe braghe e calze aderenti. Nell'abbigliamento femminile vengono abbandonati i pesanti drappi che appiattiscono e castigano le forme: il costume femminile acquista slancio, con un ricorso massiccio alle asole e ai lacci, e prevede che le maniche siano aderenti; se il vecchio sistema può essere ancora adoperato per le camicie e tuniche,
lo stesso non si può dire per la sopravveste, realizzata con stoffe rigide e pesanti. Lungo i fianchi asole e lacci danno forma al vestito, rivelandosi particolarmente comodi per le donne che possono stringerlo o allargarlo a seconda delle varie necessità (gravidanza, allattamento). Non va dimenticato che, ad eccezione dei ceti medio alti, per il resto della popolazione l'abito è una ricchezza
insostituibile che deve durare per tutta la vita. Le vesti erano composte da: gonnella o tunica, sopravveste colorata (verde-viola-amaranto) e mantello.
Nelle occasioni pubbliche indossano la guarnacca aperta sul davanti, oppure la pellanda, un capo di lusso, o ancora la cappa. Il manto è ampio e lungo fino ai piedi, in tinta unita ma dai colori vivaci, quello delle nobildonne è assai prezioso, foderato di pelliccia durante l'inverno e di seta durante l'estate, con motivi decorativi naturalistici.
Tra i tessuti che venivano maggiormente usati, la lana rimaneva il materiale più importante grazie alle sue numerose qualità, come la possibilità di essere tinta e la caratteristica di essere un buon isolante termico. Era utilizzata principalmente nella
realizzazione di mantelli o cappotti o per le calze. Il lino, invece, era utilizzato invece per i capi a diretto contatto con la pelle, per la maggior delicatezza del tessuto: la camicia confezionata di tela di lino, era l'indumento intimo per eccellenza. Il lino era un materiale molto resistente ai lavaggi, dato che le donne erano obbligate ad indossare la camicia giorno e notte stando alle leggi del pudore.
La seta era il tessuto più raffinato e conosciuto all'epoca, impreziosita da ogni tipo di ricamo, le nobili potevano anche permettersi costosi tessuti in damasco o in broccato. Tessuti preziosi come seta, damasco e broccato erano una esclusiva dei ricchi, del clero e dei regnanti. I colori delle vesti erano sgargianti e contrastanti nei ranghi alti della società di allora, mentre erano intonati, scuri o sbiaditi nei ranghi bassi.
Il colore nero non era particolarmente usato in quanto veniva associato all'idea di morte e di lutto,
di tristezza e di dolore, pur dovendo essere usato per gli abiti da indossare per le cerimonie funebri, spesso non era volutamente usato. In genere gli abiti femminili nobili erano di colore blu, verde smeraldo, porpora, viola o rosso.
I Personaggi del Corteo Storico
I Personaggi del corteo storico (di alcuni abbiamo ritrovato anche i loro nomi dell'epoca e li riportiamo)
Alfiere (nel lessico militare si identifica nel vessillifero ossia colui che porta le insegne o bandiere)
Araldo (nel Medioevo aveva un ruolo quale banditore al servizio di una autorità)
Armigeri (uomini d'arma di scorta al corteo)
Battuti (di norma flagellanti incappucciati appartenenti a diverse confraternite di laici attive dal medioevo)
Capitano del popolo (figura militare con potere esecutivo e comando degli armigeri: nel 1339 era Jacopo Trevisan)
Confratelli della Scola dei Battuti di Mestre (confraternita di carattere religioso dedicata alla devozione della Vergine: la prima testimonianza documentale è del 6 settembre 1313, la Scola finanziava, con gli introiti dei beni immobili, numerose attività filantropiche tra cui la più importante è quella dell'Ospedale della Scuola di Santa Maria dei Battuti)
Gastaldo: (incarico annuale nella Confraternita dei Battuti per i preposti all'amministrazione - all'epoca era Pietro Bisega pistor)
Nobili (il Patriziato veneziano costituiva uno dei tre corpi sociali in cui era suddivisa la società della Repubblica di Venezia, assieme ai cittadini e ai foresti; Patrizio era il titolo nobiliare spettante ai membri dell'aristocrazia al governo della città di Venezia)
Massaro (incarico annuale nella Confraternita dei Battuti per i preposti all'amministrazione)
Podestà di Mestre, forse Francesco Bon (nobile a nomina del Maggior Consiglio, rappresentante e amministratore della città, inferiore in grado al
Rettore di Treviso cui formalmente era sottoposto, rimaneva in carica per 16 mesi)
Popolo (artigiani, commercianti e cittadini comuni)
Procuratore di San Marco (più di uno, de supra, de ultra e de citra, erano l'unica carica a vita oltre a quelle del doge e del cancellier grande)
Rettore e Podestà di Treviso (patrizio veneto che assumeva la carica di Rettore: nel 1339 era Marino Faliero)
Senatori (membri del Patriziato Veneto con poteri legislativi quali organi costituzionali della Repubblica di Venezia)
Suonatori di Chiarina (tromba naturale dal suono acuto, limpido e chiaro da cui prende nome)
Tamburini (suonatori di tamburo che annunciano un evento)
Vescovo (responsabile della diocesi di appartenenza, in questo caso Treviso, da cui dipendeva anche Mestre: all'epoca era Pier Paolo Dalla Costa di Valdobbiadene)